Di Maria Torrisi

Stringe tra le mani le medaglie d’oro e d’argento che ha conquistato al “Campionato della cucina italiana” appena concluso a Rimini, fiero di essersi aggiudicato anche il titolo di “Vice campione assoluto” nella cucina calda senior. 

A lui la giuria ha assegnato 91 punti: solo un piccolo scalino lo distanzia dal campione assoluto di questa edizione, il siciliano di Lampedusa Vincenzo Di Palma, che di punti ne ha ottenuti 93,75.

Per Alessio Zappalà, catanese che lavora in Lussemburgo, la medaglia d’oro che tiene stretta in mano vale almeno il doppio perché la sua cucina “è una missione”, e lui si sente il portabandiera dello “stile gastronomico siciliano all’estero”. 

Alessio Zappalà, rappresenta infatti, e in maniera ufficiale ormai da un anno, la nostra Nazione a tavola all’ambasciata italiana in Lussemburgo.

“Faccio cucina italiana per contratto, ma per vocazione indugio soprattutto su quella siciliana”, svela lo chef che ai campionati della Cucina italiana a Rimini si è aggiudicato il titolo di vice campione italiano.

“Con i piatti siciliani – dichiara Zappalà – ho conquistato il palato e la simpatia di tutta la famiglia dell’ambasciatrice (lei marchigiana, lui greco).La caponata di melanzane, gli arancini al ragù e gli involtini di carne alla catanese non possono mai mancare sulla tavola del primo funzionario della Farnesina in Lussemburgo e dei suoi ospiti internazionali che hanno imparato ad apprezzare il sapore del nostro inconfondibile agrodolce”.

La soddisfazione del giovane cuoco siciliano, primo rappresentante di una delegazione che conta circa 50 i iscritti, è palpabile e a tratti addirittura commovente. “Sono uno dei cuochi italiani più esposti – ammette – e per questo cerco di fare bella figura ovunque mi trovo con i piatti della nostra tradizione”.

Del resto ci sono voluti tre anni di duro addestramento, con la fatica di un lavoro da portare avanti ogni giorno, in casa una famiglia che cresce con una bimba di quattro anni, il tempo per le prove sempre risicato e sottratto al sonno, i viaggi lampo in Italia fatti anche fuori stagione e le ferie raccattate a stento per partecipare ai campionati di Rimini così tanto ambiti. Ma, alla fine, il risultato è stato raggiunto, l’impresa è stata coronata.

“Perché avevo tanta voglia di vincere questi campionati? – spiegaemozionato – forse perché chi vive all’estero sente più dei residenti l’appartenenza ad un territorio e l’attaccamento ad una bandiera. Ero bambino quando i miei genitori si trasferirono in Lussemburgo dove 25 anni fa mio padre aveva aperto un ristorante. Lui cucinava per i siciliani che avevano trovato lavoro in quella terra lontana, ed erano tanti. Lavoravano sodo tutto il giorno, ma poi a tavola volevano stare bene, ritrovare in un boccone le emozioni di casa, dell’infanzia felice e dei ricordi belli. Volevano assaporare sempre intatta le fragranze della terra che avevano dovuto abbandonare. Mio papà si era specializzato nella preparazione delle ricette della tradizione, abbondava con i sapori che al nord non si trovavano e usava prodotti siciliani, cercando di contrastare la cattiva educazione alimentare di un popolo che, fino a venti anni fa, scambiava il Parmigiano con l’Emmental, o gli spaghetti alla carbonara con la pasta con la frittata. Un compito che anch’io adesso porto avanti con dedizione”.

Alessio Zappalà non vede l’ora di ritornare anche per pochi giorni in Italia e stavolta ad attenderlo è la sua Catania con “Cibo Nostrum” che a fine marzo ospiterà una delle più grandi manifestazioni della gastronomia italiana. “Ci sarò – annuncia felice – per fare una scorpacciata di Sicilia, per incontrare gli amici, per rivedere il mare di Ognina e le case del Borgo, dove sono nato”.

Ma stavolta, lo chef siciliano che recentemente è stato anche chiamato dalla Camera di Commercio italo-lussemburghese “per dare una scossa alla ristorazione italiana in Lussemburgo” in Sicilia ritornerà con il ruolo ufficiale di rappresentante di delegazione, oltre che con le medaglie vinte al campionato. 

Il compito che sente di voler portare sulle sue spalle, però, non si esaurisce qua. “La cucina italiana ha bisogno di una convinta difesa – dichiara Zappalà con il piglio di un paladino in guerra – perché è continuamente attaccata dall’urto delle mode e insidiata dall’onda delle influenze straniere. Non sono contrario alla cucina fusion, ma non possiamo dimenticare da dove siamo partiti e non possiamo rinegare il grande patrimonio che abbiamo e che è nostro il dovere custodire”.

Il cuoco del team del Lussemburgo sa bene che non si può andare avanti soltanto guardando indietro. Sa che ha conquistato l’oro non con un piatto figlio di esclusiva tradizione locale, ma con una cottura originale che prende a prestito alcuni suggerimenti del passato per guardarli con occhi nuovi. Il suo piatto, intitolato “Il Mediterraneo che incontra il Nord”, non strizza l’occhio agli ingredienti di provenienza lontana solo per abbracciare una moda o per fare piacere ai palati dei popoli stranieri, ma a ben guardare, racconta una storia vera: la sua storia personale che si fa universale, perché è quella di intere generazioni di immigrati. 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here