Articolo di Maria Torrisi

Sono state le arance di Sicilia a sbaragliare gli avversari. Con l’inconfondibile profumo degli agrumi della terra baciata dal sole, insieme alle capesante dell’Adriatico e all’agnello abruzzese al sedano di Verona, i due concorrenti della squadra junior della Nic, Andrea Del Villano (dal Lazio) e Pierluca Bonseri Capitani (dalla Lombardia) si sono aggiudicati il posto più alto sul podio della “NingBo International Young Chef Culinary chef Challange” che si è appena svolto nella lontana Cina. 

A contendersi il prestigioso riconoscimento internazionale erano squadre preparate ed agguerrite, pronte a conquistare la seconda edizione della “Internatinal Young Chef Challenge” di NingBo: Canada, Australia e Singapore in prima fila, seguite da Paesi di lunga tradizione nelle competizioni internazionali di cucina. Ma i due giovani chef, allenati dal team coach Pierluca Ardito e dall’assistente Marco Tomasi, hanno dato il massimo, mantenendo un perfetto e vincente equilibrio tra la normale tensione della competizione e la “regola d’oro della felicità” che il general Manager della Nic Gaetano Ragunì ha consegnato loro, con un messaggio augurale, alla partenza dall’Italia.

“Dopo averli seguiti nella maniera rigorosa ma discreta che il mio ruolo impone, ossia in maniera indiretta attraverso i due coach che da marzo li allenavano a Pavia con il responsabile junior team Antonio Danise – ha rivelato lo chef Gaetano Ragunì – li ho voluti salutare con un suggerimento, più che con una incitazione. La mia più forte raccomandazione è stata quella di godersi la gara, di vivere pienamente l’esperienza internazionale, e di sentirsi gratificati e felici a prescindere dal risultato. Ho suggerito loro di non farsi vincere dall’emozione e di un alienarsi dalla gara, anzi di vivere pienamente in ogni istante di quella esperienza, proprio mentre avrebbero messo in atto i passaggi necessari alla corretta preparazione dei piatti. Solo abbracciando la gioia si può aggiungere quel tocco magico che favorisce il miglior risultato alla gara che, ovviamente, deve essere preparata sin dal primo allenamento, col massimo rigore”.

L’emozione della squadra junior della Nic è stata forte e tangibile, tra bandiere provenienti dagli angoli più remoti del mondo pronte a sventolare e inni e incitamenti espressi nelle varie lingue, ma più del battito d’ali nello stomaco e più dell’ansia per la gara hanno prevalso il rassicurante e inaspettato suggerimento del General Manager che ha permesso loro di dare una spinta ancora più forte alla loro prestazione.

Tutti gli occhi erano puntati su quelle mani che, in una sola ora, secondo il regolamento internazionale, sorvegliate da una giuria composita per estrazione geografica, hanno ultimato alla perfezione le tre porzioni di starter con spigole e capesante alle arance siciliane, e main course con agnello abruzzese al sedano d Verona.

Ma un po’ di paura l’hanno avuta i concorrenti azzurri in terra straniera? Hanno mai pensato che gli orientali avrebbero potuto apprezzare poco i piatti italiani rispetto a quelli dei concorrenti dei Paesi asiatici? “Assolutamente no – è certo lo chef Ragunì – perché le regole sono uguali per tutti e in tutte le latitudini, mentre la giuria adotta i criteri standard codificati della World Chef. Ciò che forse avrebbe potuto creare qualche preoccupazione – rivela a bocce ferme il general manager della Nic –poteva essere il reperimento nei mercati locali delle materie prime tipiche del nostro territorio. E’ certo che non si può portare in valigia tutto quello che un cuoco vorrebbe e per la Cina questa limitazione è ancora più assoluta. Ma per affrontare il concorso il team italiano ha calibrato un menù ritagliato su standard più che sicuri, perdendo forse qualche possibilità di volare di fantasia, ma assicurandosi la riuscita del reperimento delle materie prime ed evitare il rischio di affannose ricerche di ingredienti che in Cina avrebbe potuto avere anche un esito dubbio”.

E tra gli ingredienti, ormai di diritto, della cucina internazionale, entrano prepotentemente, le arance di Sicilia. Una bella soddisfazione per tutti i cuochi siciliani che hanno visto sdoganare il prodotto dalla nicchia territoriale, mantenendo però per sé stessi il privilegio della capacità di utilizzarlo sempre al meglio.

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