IMG_7259Di Raffaella Maugeri

Nell’epoca in cui viviamo il concetto di stagionalità riferito all’alimentazione e in particolare al consumo di frutta e verdura sta pian piano perdendo d’importanza se non addirittura scomparendo. Siamo abituati ad un’offerta sempre più diversificata e alla disponibilità costante di prodotti che invece sarebbero specifici di un determinato periodo dell’anno o di un particolare paese, talvolta anche molto lontano dal nostro. Ciò dipende principalmente dai notevoli progressi nell’ambito della tecnologia alimentare e dai miglioramenti nel settore del trasporto merci, soprattutto a livello globale, ma anche dalle abitudini dei consumatori e dai loro gusti che “fanno mercato” e dai quali scaturisce l’offerta. Pertanto, solo per fare qualche esempio, è diventato normale consumare fragole tutto l’anno, poco importa se non hanno alcun sapore, mangiare la peperonata in inverno o trovare le arance in estate anche se parlano spagnolo. Si sottovalutano tuttavia le ripercussioni negative che una produzione forzata e fuori stagione ha sulla qualità dei cibi, con conseguenze anche per la nostra salute e per quella del pianeta.

Per comprendere l’importanza di un’alimentazione rispettosa dei normali cicli della terra può essere utile concentrarsi sui numerosi vantaggi che ne derivano. Innanzitutto la frutta e la verdura di stagione sono molto più gustose e profumate, ma soprattutto è possibile apprezzarne il sapore autentico e la loro qualità è massima anche in termini di nutrienti perché vengono raccolti nel giusto periodo di maturazione, il che avrà effetti benefici sul nostro organismo. A tal proposito è bene sottolineare che le esigenze del nostro corpo sul piano dei nutrienti, delle vitamine e dei sali minerali variano a seconda dei cambiamenti climatici e questa è una delle ragioni principali per cui è utile mangiare rispettando il susseguirsi dei periodi dell’anno e diversificare il più possibile il proprio regime alimentare. Quando fa caldo per esempio l’organismo perde molti liquidi e la natura ci viene in aiuto con alimenti ricchi di acqua e sali minerali e non è un caso se la frutta estiva è ricchissima di tali sostanze.

Inoltre i cibi di stagione sono più sani e genuini poiché richiedono un impiego di prodotti chimici inferiore rispetto a quelli coltivati in maniera forzata che, al contrario, dovendo crescere in condizioni pedoclimatiche spesso sfavorevoli saranno più deboli e conseguentemente più bisognosi di pesticidi. Se poi la scelta del consumatore ricadrà sui prodotti biologici tali sostanze nocive saranno addirittura assenti.

Una produzione secondo stagione è anche una produzione di tipo sostenibile, che ha un occhio di riguardo per il nostro pianeta sempre più bistrattato e costretto a subire le logiche di mercato; infatti il suo impatto ambientale è notevolmente ridotto rispetto alle coltivazioni forzate, perché non necessita di serre costantemente riscaldate e illuminate, ma si affida all’energia solare per far crescere e maturare le piante, evitando così sprechi di energia, come già detto si usano meno pesticidi e fertilizzanti dannosi per la natura e frutta e verdura non vengono conservate a lungo nelle celle frigorifere con ulteriore risparmio energetico.

Non dimentichiamo infine che il “fuori stagione” ha un costo molto più elevato proprio in virtù degli innumerevoli fattori che si rendono necessari in questo tipo di coltivazioni, inclusi i costi di trasporto; quindi mangiare seguendo il regolare avvicendarsi dei periodi dell’anno e prediligere i prodotti del territorio, cosiddetti a Km 0, rappresenta altresì un risparmio per i consumatori.

La cosa che più colpisce analizzando le abitudini dei consumatori odierni, in particolar modo dei più giovani, è che un’alimentazione che non tiene conto dei cicli naturali è ormai diventata quasi una regola piuttosto che un’eccezione e ci sono persone che non conoscono nemmeno a quale stagione appartiene un determinato prodotto, proprio perché il mercato lo rende disponibile tutto l’anno. Siamo arrivati al punto che per rieducare ad un’alimentazione secondo stagione, e quindi più corretta, si rende necessaria una rassegna dei suoi aspetti positivi, quasi si debba convincere il consumatore che sia più giusto farlo. La conferma di quanto sostenuto viene anche dal Dottor Andrea Maugeri, nutrizionista catanese intervistato sull’argomento, il quale sottolinea: “I miei pazienti prima di cominciare un percorso di rieducazione alimentare mangiavano ciò che capitava, senza conoscere o tenere in considerazione l’importanza e i benefici del mangiare secondo stagione”.

Fino a non molto tempo fa una situazione simile era impensabile, si mangiava solo quello che il territorio circostante offriva e quando ci si voleva concedere qualcosa fuori periodo si agiva per tempo, come quando le nostre nonne preparavano le bottiglie di salsa di pomodoro per l’inverno e le conserve di ortaggi sott’olio oppure essiccavano al sole lunghe “collane” di cuori di carciofo da gustare poi durante l’estate.

Oggi non si fa che correre, così come corre il progresso, anche se non è la strada più giusta per noi. Così, anche se per tradizione si dice che l’uva a tavola a Capodanno porti fortuna, le ricerche scientifiche dicono invece che non fa molto bene alla nostra salute: per questo allora è meglio scegliere la stagione e non la tradizione.

Raffaella Maugeri

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