di Raffaella Maugeri
In questi giorni la città di Catania è in pieno fermento, siamo ormai entrati nel vivo dei festeggiamenti agatini con cui ogni anno, dal 3 al 5 febbraio, si celebra la tanto amata patrona Sant’Agata.
La “santuzza”, così la chiamano teneramente i devoti catanesi, era una giovane donna di religione cristiana vissuta nel III secolo d.C. che già all’età di 15 anni scelse con convinzione l’amore di Dio. Pertanto il vescovo di Catania, accolta la sua volontà, durante una cerimonia ufficiale nota come velatio, le impose il velo rosso con cui le vergini venivano consacrate a Dio.
Purtroppo il proconsole dell’epoca Quinziano ebbe l’occasione di vedere Agata e, invaghitosi di lei, fece di tutto per sedurla, ma la giovane fanciulla lo respinse rimanendo sempre ben salda nella sua fede, così il proconsole, avvalendosi dell’editto di persecuzione dell’imperatore Decio, la fece arrestare e processare per vilipendio della religione di Stato; Agata fu costretta a subire torture terribili culminate nell’amputazione dei seni, che secondo l’agiografia della santa vennero miracolosamente risanati da un’apparizione di San Pietro nella cella dov’era rinchiusa, e nella sua condanna al rogo che vide bruciare il suo corpo ma non il velo che indossava, divenuto una delle principali reliquie della vergine e martire cristiana, considerata un vero esempio di coraggio e determinazione in nome di Dio.
Il 5 febbraio 252, esattamente un anno dopo la sua morte, ci fu una tremenda eruzione dell’Etna e molti catanesi, cristiani e non, accorsero al sepolcro della fanciulla per recuperare il suo velo che, posto dinanzi alla lava ne arrestò prodigiosamente la corsa; da allora Sant’Agata divenne la patrona di Catania ma anche la protettrice contro le eruzioni vulcaniche e contro gli incendi.
Le celebrazioni che ogni anno la città etnea dedica alla giovane martire hanno reso questa festa famosa in tutto il mondo nonché una delle più sentite, al punto che nel 2002 l’Unesco la dichiarò “bene etno antropologico patrimonio dell’umanità”.
Anche se la componente religiosa di questa festa è molto forte, come testimonia la tradizionale messa dell’aurora di giorno 4 che è uno dei momenti più emozionanti e gremiti di fedeli, la commistione di sacro e profano, di devozione e folclore è una delle caratteristiche principali della solennità agatina. Le strade dove sfilano il Fercolo che porta in giro il busto reliquiario della santuzza e le tradizionali candelore sono anche teatro dello street food, che spazia dal tradizionale panino con la carne di cavallo al torrone di mandorla preparato a vista, solo per fare qualche esempio.
Ma parlando di specialità gastronomiche tipiche di questa festa ci sono due dolci che più di ogni altra prelibatezza simboleggiano la festa di Sant’Agata, costituendo altresì un evidente rimando alle vicende vissute dalla martire catanese e un omaggio della città al suo coraggio: le olivette e le “minnuzze” di Sant’Agata.
Il primo dolce è a base di pasta di mandorla colorata di verde, sapientemente lavorata a forma di oliva e poi ricoperta o di zucchero o di cioccolato e ricorda un particolare episodio secondo il quale Agata, inseguita dai soldati del proconsole Quinziano, si chinò per allacciarsi un calzare e in quel preciso momento spuntò dal nulla un albero di ulivo che la nascose alla vista dei soldati; i frutti di quell’albero vennero raccolti dai catanesi e conservati come reliquia o dati ai malati come farmaco miracoloso. Inoltre nel 1926, quando le reliquie della Santa vennero riportate da Costantinopoli a Catania, venne piantato un ulivo nella piazzetta adiacente il carcere che la vide rinchiusa proprio per rievocare quel prodigioso episodio.
Per quanto riguarda le “minnuzze” altro non sono che piccole cassatelle la cui forma rimanda a quella dei seni barbaramente strappati alla giovane Agata; più precisamente si tratta di un dolce dalla forma semisferica che racchiude al suo interno della ricotta di pecora impreziosita da canditi e gocce di cioccolato e la cui base è formata da un disco di pan di spagna imbevuto di rosolio o rum, il tutto rivestito da una glassa di zucchero fondente.
Di seguito le ricette dei due dolci catanesi.

LE OLIVETTE DI SANT’AGATA

Ingredienti
-​500 g di farina di mandorle
-​500 g di zucchero semolato
-​1/2 bicchiere d’acqua
-​2 cucchiai di liquore dolce
– 2 cucchiai di colorante verde

Preparazione

Per prima cosa versare la farina di mandorle in un tegame insieme allo zucchero e al colorante. Aggiungere l’acqua un po’ alla volta e lavorare il tutto fino ad ottenere un impasto morbido. Trasferire il composto sul fuoco e cuocere a fiamma bassa per 15 minuti mescolando di continuo. Infine aggiungere il liquore.
Lasciare intiepidire il composto, dopodiché staccare da questo delle piccole palline da modellare a forma di olive. Come ultimo passaggio rotolare le olivette nello zucchero e riporle in un vassoio ad asciugare per qualche ora prima di essere servite.

MINNUZZE DI SANT’AGATA

Ingredienti
Per il pan di Spagna:
-​ 3 uova
-​ 60 g di farina 00
-​ 60 g di zucchero
-​ Scorza di mezza arancia grattugiata
-​ Un pizzico di sale
Per il ripieno:
-​ 300 g di ricotta di pecora
-​ 80 g di zucchero
-​ 60 g di gocce di cioccolato
-​ 30 g di zuccata e cedro e arancia canditi
Per la bagna:
-​ 50 ml di rosolio
Per la pasta reale:
-​ 200 g di farina di mandorle
-​ 200 g di zucchero
-​ 50 ml di acqua
Per guarnire:
-​ 300 g di zucchero al velo
– 3 cucchiai di succo di limone
– 2 albumi d’uovo
-​ Una ciliegia candita per cassatella

Preparazione
Per la crema di ricotta:
Mettere la ricotta di pecora a gocciolare in un colino e riporla in frigorifero, quindi setacciarla e mescolarla in una terrina insieme allo zucchero, aggiungere poi le gocce di cioccolato, la zuccata e la frutta candita.
Per il pan di Spagna:
In una ciotola unire le uova allo zucchero, alla scorza di mezza arancia grattugiata e a un pizzico di sale e sbattere fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere poco alla volta la farina setacciata mescolando dal basso verso l’alto per evitare di smontare il composto. Versare l’impasto in una teglia imburrata e infarinata e cuocere in forno a 180°C. A cottura ultimata aprire solo in parte lo sportello del forno e tirare fuori il pan di Spagna solo quando si sarà raffreddato. Spostare il pan di Spagna su una griglia per farlo asciugare bene.
Per la pasta reale:
Versare la farina di mandorle in un tegame insieme allo zucchero. Aggiungere l’acqua poco alla volta e lavorare il tutto fino a ottenere un impasto morbido. Cuocere a fuoco basso per 15 minuti, continuando a mescolare. Lasciare raffreddare e stendere la pasta reale con un mattarello in modo da ottenere una sfoglia all’incirca di 3 mm di spessore.
Assemblaggio delle cassatelle di Sant’Agata:
Foderare una serie di piccoli stampi semisferici con della pellicola trasparente e rivestirli con la pasta reale. Farcire gli stampini con la crema di ricotta e chiudere ciascuno di essi con dei dischi di pan di Spagna spessi 5 mm leggermente bagnati con il rosolio.
Estrarre con delicatezza le cassatelle dai rispettivi stampini e coprirle interamente con della glassa preparata amalgamando gli albumi montati a neve e il succo di limone con lo zucchero a velo. Infine, guarnire ogni cassatella con una ciliegia candita e riporre in frigorifero.

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