IMG-20160406-WA0024Iniziamo un viaggio entusiasmante, per conoscere quelle che sono alcune delle nuove leve della cucina siciliana, giovani che ogni giorno si impegnano e danno il massimo per apprendere, per formarsi e per poter spendere, poi, ciò che hanno imparato nelle cucine dove lavorano.

Nel compiere il primo passo di questo viaggio, non potevamo che iniziare da colui che per tutto il 2016 sarà il rappresentante dei “Giovani Chef” siciliani, poiché ha vinto proprio il titolo di “Giovane Chef emergente” nella scorsa edizione di Expo Food & Wine, organizzata da Sief Italia di Alessandra Ambra alle Ciminiere di Catania.

Lo Chef in questione è Giuseppe Geraci, di Torregrotta, nel Messinese. Lo abbiamo raggiunto per un’intervista esclusiva di CUOCHI SICILIANI WEB MAGAZINE, portandogli i migliori auguri del Presidente dell’UNIONE REGIONALE CUOCHI SICILIANI, lo chef etneo Domenico Privitera, e del Direttore del nostro magazine, Alberto Cicero.

Con l’entusiasmo tipico della sua età e con tanta passione che lo contraddistingue, Giuseppe ha risposto così alle nostre domande.
D: C’è stata tanta felicità, sicuramente, nel vincere il titolo di giovane chef emergente. Ma senti anche tanta responsabilità in questo ruolo?

R: “Non mi aspettavo di vincere, visto che era la prima volta che partecipavo ad un concorso. La responsabilità è tanta, quanto la voglia di crescere sempre ed andare avanti verso più importanti traguardi”.

D: Come nasce la tua passione per la cucina?

IMG-20160406-WA0030R: “Nasce quasi per gioco, dalla voglia di indipendenza, e mi sono ritrovato a 13 anni a fare una stagione estiva in un locale. Da lì ho capito che la cucina era la mia passione e che sarebbe diventata il mio lavoro. Frequentavo la scuola e nel fine settimana andavo a lavorare. Ad oggi sono sempre più convinto di aver fatto la scelta giusta”.

D: Oggi dove lavori e quali progetti stai portando avanti?

R: “Dopo aver lavorato in diversi ristoranti, ho deciso di aprire un’attività tutta mia e nel 2011, a soli 22 anni, mi sono lanciato in quella che era una scommessa, perché non volevo scendere a patti con la ristorazione generica e con chi non ha rispetto per la materia prima, avviando il Modì ristorante a Torregrotta, paesino in provincia di Messina. Ad oggi, dopo quasi 5 anni di soddisfazioni, ho in progetto di spostarmi in una location più adatta al mio modo di cucinare, con l’intento di regalare sempre più emozioni ai clienti che scelgono di venire da me”.

D: Secondo te, c’è un valore aggiunto nell’essere un cuoco siciliano che lavora nella propria terra?

R: “Sì, senza dubbio puoi esprimerti avendo tutti i prodotti della tua terra a portata di mano”.

D: Qual è il tuo cavallo di battaglia, il piatto con cui conquisti i tuoi commensali?

R: “Tra i mie cavalli di battaglia spicca sicuramente il gelato alla malvasia delle Lipari e finta terra di piparelli, che è un omaggio alle Eolie, in particolare all’Isola di Salina. Nasce dall’idea di gustare una buona malvasia con i tipici biscotti in una consistenza diversa”.

 

D: Prodotti tipici e genuinità: due valori di cui uno chef non può fare a meno?

IMG-20160406-WA0028R: “No, non si può fare a meno soprattutto in una terra come la Sicilia, che offre tanto. Credo nel km 0, ma spesso mi piace anche incontrare nuovi sapori, cerco il più possibile di reperire tutti gli ortaggi dai piccoli produttori della zona e seguire la stagionalità del prodotto. Sono dell’idea che per fare una buona cucina ci vogliano delle ottime materie prime”.

D: Se dovessi dare qualche consiglio ai tuoi colleghi o a chi, ancora giovane, vuole intraprendere questa professione, cosa diresti?

R: “Ad oggi mi ritrovo a parlare con ragazzi che da grandi vogliono fare gli chef, complici i programmi tv che danno un’idea distorta: attraverso lo schermo tutto sembra troppo facile. La ristorazione è sacrificio! La tv fa vedere solo le cose belle. Consiglio sempre di cominciare dai piatti della tradizione, che sono la base di tutto, e poi di aggiornarsi sempre. Credo che il confronto e la collaborazione con i colleghi sia fondamentale per la crescita della nostra professione”.

D: Quanti anni hai? Sei originario di Messina? Quanto del tuo territorio c’è nelle ricette che realizzi?

R: “Ho 26 anni, sono di Torregrotta, e ho voluto scommettere nella mia terra. Nei miei piatti metto la Sicilia a 360 gradi, amo lavorare il pesce azzurro, non posso fare a meno di spaziare dai capperi di Salina al sale di Mozia, dal maiorchino di Novara di Sicilia alla Vastedda della Valle del Belice. Nei miei piatti non devono assolutamente mancare i nostri agrumi e le erbette aromatiche”.
D: Il tuo ruolo ed il tuo contributo all’Unione Regionale Cuochi Siciliani? Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza, se ce ne sono?

R: “Faccio parte da anni dell’Associazione Cuochi Messina, da un anno copro il ruolo di tesoriere. Il mio tempo libero lo dedico all’Associazione, credo nell’Unione Regionale perché dà modo di confrontarsi con i colleghi delle altre province”.

D: Traccia per i nostri lettori il tuo menù ideale: dall’antipasto al dolce.

IMG-20160406-WA0026R: “Certo, molto volentieri. Eccolo: Stuzzichino di Benvenuto; Crudo di mare con sale di Mozia e gelato all’olio extravergine di oliva; Sgombro nell’orto: Filetto di sgombro in crosta di cous cous con caponatina di verdure, crema di scarola e polvere di olive nere; Caramelle di pasta fresca ripiene di carciofi e ricotta con gambero rosso di Mazara e il suo ristretto; Seppia al BBQ con insalatina di germogli salsa agrodolce e carbone del suo nero; Omaggio ad Alfredo: granita alla mandorla cappero fritto e scaglie pane; Gelato alla Malvasia delle Lipari e finta terra di piparelle”.

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