di Maria Torrisi

 

 

 

 

Parte dal cuore della Sicilia, in un territorio incontaminato tra Valle d’Olmo e Alia, il progetto pilota che potrebbe trasformare la Sicilia, in virtù del suo isolamento geografico, in un’oasinaturale di benessere alimentare. L’idea è quella del vice presidente di Slow Food Sicilia Ambrogio Vario che, dopo essere stato per anni produttore convenzionale di grano, ha maturato l’idea che “la salute alimentare è un diritto di tutti e non un privilegio di pochi” e ne ha fatto una propria missione di vita.

Dopo tante riflessioni, privilegiando il benessere generale e un po’ meno i miei interessi economici,ho rinunciato alla produzione convenzionale e sono passato a quella biologica di grani antichi siciliani – ha spiegato ai cuochi riuniti ad Agrigento. Ovviamente non uso pesticidi, diserbanti, concimi chimici e tutti quei veleni che sterilizzano il terreno, lo impoveriscono e lo contaminano, danneggiando la nostra salute. I miei Russello, Timilia, Perciasacchi e Senatore Cappello sono sani, sono esenti da aflatossine, metalli pesanti e residui di fitofarmaci, lo attesta l’Istituto Zooprofilattico Siciliano, un ente pubblico preposto al controllo alimentare sia vegetale che animale. Per scelta – ha voluto ancora aggiungere Ambrogio Vario, che conduce la propria battaglia su più livelli – non mi rivolgo agli enti certificatori privati: per me è una questione di principio”.

La Sicilia, con le sue temperature ottimali e il suo isolamento ambientale, nella visione del vice presidente di Slow Food Sicilia, potrebbe ritornare ad essere “il granaio d’Italia”, ma di qualità. I grani antichi siciliani non hanno bisogno di trattamenti chimici ha spiegato più dettagliatamente l’esperto – perché i culmi delle loro spighe sono più alti rispetto a quelli del grano in uso nella produzione convenzionale e per questo riescono naturalmente a soffocare le erbe infestanti del suolo.

Ritornare al consumo di materie prime di qualità e non trattate è diventato ormai un obbligo visto che le modificazioni genetiche, le sofisticazioni, gli additivi chimici, i conservanti e gli antiparassitari utilizzati all’interno della filiera alimentare sono i responsabili ormai conclamati di molte malattie e intolleranze diffuse nella nostra epoca. Il passo indietro che i produttori siciliani più accorti e responsabili stanno facendo, convertendo la propria attività in biologica, è in realtà un passo in avanti, verso un futuro migliore del quale il pianeta e i posteri ce ne saranno grati.

“I produttori, i trasformatori e i cuochi – ha concluso Ambrogio Vario rivolgendosi agli chef siciliani – abbiamo una grande responsabilità: è nostro l’obbligo di proporre cibi genuini, non addizionati di sostanze chimiche, di lieviti artificiali e di conservanti. Ritornando alla produzione agricola tradizionale ci accorgeremo che non solo la salute ne beneficerà, ma anche il gusto tornerà ad essere quello originale. Ritroveremo il profumo del pane di un tempo, il sapore del sole nella passata di pomodoro, la fragranza nella frutta di stagione e negli ortaggi e i nostri clienti potranno godere di un ritrovato piacere a tavola”.

Il progetto potrebbe essere dunque molto ampio, non fermarsi solo al grano eabbracciare tutta la produzione agricola. Se venisse siglato un patto morale di alleanza per la salute dell’uomo e della terra, la Sicilia si potrebbe convertire in un’oasi di salute e di benessere, un modello di qualità che il mondo intero potrebbe ammirare.

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